Mari europei: così in Italia e Spagna

L’Agenzia europea dell’ambiente ha esaminato le analisi condotte in 22 mila punti di balneazione nell’Unione europea e ha dato un parere confortante: l’82,6% delle spiagge è in condizioni eccellenti; un altro 12% è sopra i valori minimi; il restante 5,4% è off limits perché non sicuro o non classificato. Nella graduatoria ufficiale troviamo in testa Cipro e il Lussemburgo (promossi al 100%), seguiti da Malta (eccellente al 99%), Croazia (95%) e Grecia (93%). All’altra estremità della scala, gli Stati membri dell’Unione europea con la più alta percentuale di siti definiti scadenti sono: Estonia (6%), Paesi Bassi (5%), Belgio (4%), Francia (3%), Spagna (3%) e Irlanda (3%). Le coste italiane sono state giudicate per l’87,2% eccellenti, per il 7,6% sufficienti, per il 2,5% povere, per il 2,6% da vietare ai bagni. I numeri, e il costante aumento della quota di acque promosse nel corso degli anni, danno un’immagine di ottimismo. E in parte questa sensazione coincide con la realtà. Se però andiamo a vedere qual è il giudizio sullo stato complessivo dei mari, il quadro cambia. Le analisi sulla balneabilità, infatti, prendono in considerazione due tipi di batteri la cui presenza è indice di  inquinamento da acque di scolo o da liquami di allevamento. Insomma il giudizio è relativo solo al rischio acuto di ammalarsi tuffandosi in acque infette. E infatti l’Agenzia europea aggiunge: “La valutazione delle acque di balneazione non tiene conto dei rifiuti, dell’inquinamento e di altri aspetti che danneggiano l’ambiente naturale. Sebbene la maggior parte delle zone di balneazione sia sufficientemente pulita ai fini della tutela della salute umana, numerosi ecosistemi nei corpi idrici europei si trovano in una situazione allarmante. Ciò è particolarmente evidente nei mari europei: da una recente valutazione è risultato che gli ecosistemi marini europei sono messi in pericolo da cambiamenti climatici, inquinamento, pesca eccessiva e acidificazione. Molti di questi rischi sono destinati ad aumentare”. In sostanza abbiamo quasi completato la parte più semplice della depurazione. Adesso si tratta di affrontare un problema antico anche se in evoluzione (l’inquinamento industriale e da rifiuti) e uno più nuovo e sempre più insidioso: il caos climatico. Lo ricorda Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aea: “Le acque di balneazione in Europa sono migliorate negli ultimi vent’anni. Oggi il  problema principale sono i picchi di inquinamento di breve durata causati da piogge violente e inondazioni, che possono provocare tracimazioni dei sistemi fognari e conseguente riversamento di batteri fecali provenienti dai terreni agricoli nei fiumi e mari”.

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