Un progetto di ricerca firmato da Benvenuti in Italia, con la piattaforma internazionale Eating city e il sostegno economico della Fondazione Mayer di Losanna, cerca di mettere tutti d’accordo nelle mense scolastiche italiane dove ogni mese si consumano 49 milioni di pasti, creando ricette trasversali per religione (con cibo halal per i musulmani e kashèr per gli ebrei) e scelte etiche ma allo stesso tempo “inclusive”, e spiegando a tutti la filosofia alimentare del compagno di banco. Dopo i questionari distribuiti nelle scuole di Roma e Torino dove maggiore è la presenza di bambini che provengono da culture lontane, e a Saragoza, in Spagna, per avere un paragone con un’altra realtà europea, ora i ricercatori stanno sperimentando le nuove ricette, i corsi di formazione per gli insegnanti e le tovagliette sulle quali scrivere il come e il perché dei diritti umani a tavola. «I menù alternativi serviti fino a oggi nelle mense italiane — spiega Maria Chiara Giorda, studiosa di storia delle religioni e autrice del lavoro insieme a
Elena Messina e Luca Bossi — rappresentavano per la maggior parte dei bambini, ma anche per maestre, genitori e addetti alla fornitura dei pasti, una specie di mistero, quasi un tabù intorno al quale era meglio non fare domande. In questo modo, mangiare insieme rischia di perdere il valore di integrazione che invece dovrebbe avere, perché quello che c’è nel piatto divide e non si sa perché ». Insieme alle dietiste Sara Casiraghi e Paola Durel, il gruppo di ricercatori ha messo a punto le ricette pilota condivisibili da tutti: cristiani, ebrei, musulmani, ma anche vegetariani e vegani, perché i bambini e i ragazzi possano
mangiare in modo uguale almeno qualche giorno a settimana. Senza alterare i valori nutrizionali, né eccedere in farinacei o grassi. E imparare nuove storie: «Perché tu mangi il tonno e io il prosciutto?», chiede Giacomo a Giulia, e lei, candida: «Perché me l’ha detto la mamma». L’obiettivo è giungere allo scambio, come già avviene in Francia, dove il tema cibo e religioni fa parte del dibattito pubblico. «Le tradizioni religiose — spiegano gli studiosi di Benvenuti in Italia — devono andare insieme ai principi già condivisi nelle mense pubbliche: stagionalità, legame con le tradizioni locali, piacere dei più piccoli nell’andare a tavola e condividere i pasti con gli altri». L’esperimento sta partendo in piccole realtà, come la Scuola Ebraica di Torino o Casa Oz, l’associazione che ospita i bambini che vengono in città per curarsi e le loro famiglie. Ma anche all’università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, perché oltre che corretto e religiosamente accettabile il cibo delle mense deve essere anche buono. Terra Madre collabora al progetto. Se le nuove ricette funzioneranno, senza sprechi né piatti lasciati intatti, la proposta arriverà alle grandi amministrazioni, come i Comuni di Torino e Roma, che già hanno seguito la distribuzione dei questionari nelle scuole. (fonte: la Repubblica.it)