Su il sussidiario.net, quotidiano di approfondimento del 3
gennaio 2013, Mauro Bottarelli scrive: “La Spagna è sempre più a pezzi e sta per affrontare il picco più alto della bolla immobiliare creatasi in anni di reddito allegro e di conseguente cementificazione selvaggia.
A dirlo non è il sottoscritto ma il leader iberico del settore RR de Acuna&Asociados, a detta del quale i prezzi delle case a Madrid, Barcellona e nelle altre principali città del Paese scenderanno di un altro 30% da qui al 201 8, ma la correzione al ribasso potrà essere anche peggiore nelle cinture urbane di alcune regioni. Si parla di un 50% e di un calo perdurante per altri 1 0-1 5 anni nelle aree dove la bolla speculativa è stata più spregiudicata, un dato che porterà il livello della perdita al -7 5% rispetto al picco. «Il mercato è devastato – ha sentenziato il vice-presidente del gruppo, Fernando Rodriguez de Acuna – e calcoliamo che ci siano almeno 2 milioni di abitazioni che stanno aspettando di essere vendute ma che non trovano un compratore. Negli ultimi cinque anni non abbiamo compiuto alcun progresso nella riduzione o liquidazione degli stocks. Sul mercato ci sono 800mila case usate e i costruttori siedono su qualcosa come ulteriori 7 00mila unità già completate. Altre 300mila sono poi state pignorate, mentre 1 50mila sono attualmente sotto procedura di pignoramento e altre 250mila sono attualmente in costruzione. E’ folle». Già, folle visto che parliamo di una nazione di 48 milioni di abitanti con esigenze abitative annuali pari a 200mila unità da qui al 2020 e poi pari a 50mila l’anno dal 2020 al 2030 oltretutto a fronte di una già innescata dinamica di abbandono del Paese da parte di lavoratori disoccupati e alle prese con i prodromi di una crisi demografica in formazione”.